A cura di Riccardo Vezza, Sergio Mastrillo, Salvatore Vita e Rocco Saviano.

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mercoledì 27 giugno 2012

"Sovente alla bianca torre ora ritorno
 solo nel sole cercando là intorno
 il seme che gettai mentre correvo
 insieme al re e a quell'altro che non conoscevo"


                                                                             Da "I canti del triste cammino"

lunedì 9 gennaio 2012

NUOVI RACCONTI E RECENSIONI SCARICABILI SU
'IL RIFUGIO DEI VIANDANTI'!
Clicca qui per andare al sito...

giovedì 3 febbraio 2011

Ora, in verità, non distava molto dal valicamento, chè a lungo aveva cavalcato di buona lena indovinando per sorte benigna una delle vie più brevi.
Sul far della sera attraversò dunque uno dei passi dei Tornacaemurn e prese quindi a ridiscendere lentamente i versanti meridionali di quelle montagne terribili che, a sua insaputa, erano molto più vasti e perigliosi di quelli a settentrione
In quel torno di tempo, infatti, tali luoghi erano infestati da bande di predoni, chè la sorveglianza sui passi era terminata tempo addietro a causa della sciagurata politica di Sobrelia e in quelle contrade vigeva ora la legge del più forte.
E colà svernavano malnati della peggior risma, assassini spietati e razziatori che dalle ricche pianure meridionali fuggivano colmi di bottino, e costoro risiedevano in negre spelonche gozzovigliando indisturbati.
Ordunque, calate le tenebre, Atanaeur si trovò a avanzare guardingo lungo una profonda gola ed un tanfo acuto lo accompagnava.
Nel suo cuore, però, era germogliata nuova speranza ed egli presagiva, non sapendo bene come, che il peggio fosse ormai alle sue spalle.
Nonostante ciò era stremato e infreddolito ed il pensiero di un’altra notte all’aperto lo sgomentava.
Scrutava quindi ogni anfratto alla ricerca anche di un semplice pertugio in cui trovare riparo, ma niente aveva sino ad allora scorto che potesse servire alla bisogna.
Avvenne allora che, superata una stretta curva, al di là di essa scorgesse un panorama ormai insperato, chè la gola si allargava su un lato in uno spiazzo erboso e dietro di esso una folta oscurità lasciava indovinare l’ingresso di una caverna.
Ed un fuoco ardeva presso lo spiazzo e tre ombre vi erano accoccolate intorno, intente a discutere animatamente.
V’è da premettere che nulla sapeva Atanaeur di predoni e briganti ed egli era poco più che un fanciullo, innocente e totalmente impreparato circa la natura maligna di alcuni uomini.

giovedì 23 settembre 2010

ATANEUR E VILMIKO - CAPITOLO II

mercoledì 15 settembre 2010

NOVITA' - ATANEUR E VILMIKO...

Carissimi lettori di 'Racconti sulla soglia', vi informiamo che presto potrete scaricare gratuitamente il capitolo II di ATANAEUR E VILMIKO, di Riccardo Vezza. Grazie per l'attenzione!

venerdì 23 luglio 2010

NOVITA'

Venite a trovarci su IL RIFUGIO DEI VIANDANTI
...è possibile scaricare il nuovo racconto inedito  
"Il dio novelliere"....buona lettura!

mercoledì 21 luglio 2010

Fu così che per qualche tempo, nel piccolo villaggio, non si parlò d’altro che del naufrago: di quanto fosse bello a parere delle donne e di quanto doveva essere stato idiota a parere degli uomini, del mistero che avvolgeva il suo passato, dei suoi riccioli dorati e del fatto che, contro ogni previsione, non se ne fosse ancora andato dritto al creatore.
Fu alloggiato sin da subito nella piccola casa di Brod e accudito con solerzia e dedizione dalle signore dei suoi due salvatori, le quali sin da subito lo avevano preso a cuore.
Ovviamente non furono le uniche a prenderlo sotto la loro ala, poiché, ben presto, il nucleo di possente curiosità femminile che albergava anche in quel piccolo villaggio si consolidò prima in un premuroso, febbrilmente apprensivo comitato di accoglienza e, poco dopo, in uno stuolo di ancelle industriose, di ogni età, dalle bimbe alle più stagionate signore, posto come in perenne stato di allarme, sempre pronto ad intervenire per prestare aiuto e consiglio alle due fortunate che potevano disporre del biondo degente in ogni istante della giornata.
Divenne quindi prassi consolidata che piccoli drappelli di preoccupate amiche apparissero, come d’incanto, sulla porta di Brod, là ove venivano accolte con una certa freddezza dalla signora Alerin, formalmente indaffaratissima ma stranamente sempre apparecchiata più che decentemente, oppure dalla padrona di casa, la bella, fulva e altera Velaria, che dall’alto dei suoi sei piedi di statura non risparmiava occhiate di fuoco alle scocciatrici, le quali, peraltro, sembravano tranquillamente non darsene per inteso.
E quando tale sciame pestifero superava vociante la soglia non c’era barriera che potesse tenere, fosse di umana decenza, discrezione o tantomeno di forza; colà prendeva ad imperare un solo dettame: la curiosità di femmina.

“Non vi trastullate, oh Divi, nel sangue dei vostri figli, ché la vittoria è solo una parola tra cento sconfitte e la sua brama non vale un solo sfregio, sul più scialbo dei vivi.
Altresì propongo che nessuno perda la vita e che la questione si risolva senza ira, né onta alcuna... Propongo che una gara di lesti si disponga sulla cinta del cerchio e che solo il vittorioso ivi si trattenga, mentre l’altro esca per sempre dalla grazia di queste terre.
Anzi vi dico: chiunque abbia il vento in poppa e si crede lesto, si metta in gioco, poiché solo colui che si pasce nell’ozio rinuncia alla vittoria”.

VOROS ANGHOR

 
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